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Se il Regno Unito dice stop ai nuovi arrivi. Cosa cambia per gli italiani in partenza per Londra?

Che il governo Cameron stesse cercando soluzioni efficaci per affrontare i flussi di immigrazione dall'Unione Europea era nell'aria, ma adesso ne abbiamo la certezza. Theresa May, Segretario di Stato per gli Affari Interni della Gran Bretagna, si è scagliata contro i turisti del welfare e invoca lo stop ai nuovi arrivi dall'UE.

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57,000 italiani in 12 mesi

Le cifre ufficiali, risalenti a qualche giorno fa, recitano così: immigrazione netta calcolata da marzo 2014 pari a +330,000 unità, di cui almeno 57,000 italiani che in 12 mesi hanno deciso di volare oltre Manica. Molti, inutile negarlo, sono ragazzi in cerca di fortuna, a caccia di una prima occupazione come lavapiatti o cameriere, con la speranza di fare carriera. Tuttavia, è in crescita anche il numero di adulti che decide di trasferirsi con famiglia al seguito.

Troppi per il governo inglese, che ha deciso di dire basta agli imbroglioni del welfare; i “benefit cheaters” così definiti coloro che si trasferiscono a Londra per richiedere assegni di disoccupazione o usufruire di servizi di sanità gratuita per sè e per la propria famiglia.

barista a londrafoto via businessinsider.com

Ad alzare il polverone mediatico è stata Theresa May, Segretario di Stato per gli Affari Interni della Gran Bretagna, scagliatasi pubblicamente contro i turisti del welfare. In attesa di nuove leggi che regolino il flusso di migranti in UK, la proposta dalla May è esplicita: stop a chi sbarca nel Regno Unito senza aver già in tasca un contratto di lavoro ed è ancora in attesa di sistemazione.

Cosa cambia per gli italiani in partenza per Londra?

Per il momento ancora nulla. Come specificato, quella del Ministro dell’Interno è solo una proposta che può realmente prendere corpo solo in previsione di un esito favorevole del Brexit, il referendum in cui si voterà per l’uscita britannica dall’UE, previsto per il prossimo anno.

Crescono le perplessità per ciò che concerne il possesso di un lavoro e della residenza come condizioni necessarie per un trasferimento in UK. Innanzitutto, restano forti i dubbi circa le modalità con le quali sarà possibile entrare in contatto con aziende nel Regno Unito dall’Italia; al momento è già difficilissimo anche solo ottenere un colloquio in Inghilterra senza possedere la residenza.

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In secondo luogo, la creazione di un tetto massimo di ingressi in Gran Bretagna per gli immigrati europei sembra un’ipotesi poco fattibile: sono troppe, infatti, le grandi catene che impiegano ragazzi alle casse o dietro i banconi dei punti vendita, pronti a guadagnare qualche spicciolo pur di mantenere una propria indipendenza, in attesa di un posto di lavoro migliore.

C’è ancora posto, a Londra, per gli italiani? Questo non lo sappiamo, ma la scelta di fare le valigie e partire con il primo aereo alla volta di Londra è un pensiero che ancora rimbomba ossessivamente nella testa di molti giovani del Belpaese.

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